Pannicolopatia edemato-fibrosclerotica. Un nome che non suggerisce nulla di buono, lunghissimo, quasi impronunciabile per definire in termini tecnici la maledetta cellulite. Si tratta infatti di una condizione patologica caratterizzata da processi infiammatori che riguardano i vasi sanguigni, il tessuto adiposo sottocutaneo e quello interstiziale. Per ragioni legate allo stile di vita, all’assetto ormonale e alla genetica si va incontro ad un cattivo funzionamento del microcircolo e una trasformazione progressiva del tessuto adiposo che assume un aspetto noduloso per incremento della sua componente fibrotica conferendo alla pelle soprastante uno sgradevole aspetto a buccia d’arancia.

Ma veniamo al sodo perché i dettagli tecnici della cellulite, le sue classificazioni interessano poco. L’unica cosa che si desidera è la sua disfatta, un suo annientamento in tempi brevi. Ed è proprio qui che si commette l’errore più comune: non si considera mai che il processo infiammatorio della cellulite ha bisogno di una visione d’insieme e di un approccio integrato. Al contrario, nella mia esperienza, vedo le pazienti focalizzarsi quasi sempre su un unico aspetto. Chi decide che è il caso di dimagrire oltremodo eliminando quasi completamente i carboidrati. Chi comincia a correre tutti giorni lasciando invariate le abitudini alimentari. Chi comincia a bere acqua come se non ci fosse un domani, casomai con basse concentrazioni di sodio. Chi elimina il sale aggiunto, ma poi esagera con gli zuccheri, con gli affettati e con i cibi pronti. Chi, estremamente speranzosa si affida a drenanti e massaggi, poi mangia la qualunque. Vediamo tali aspetti nel dettaglio. Non sempre la cellulite è fortemente correlata al sovrappeso, quindi non sono necessarie diete drastiche e soprattutto diete iperproteiche. In queste ultime, la perdita di massa magra, l’eccessiva presenza di scorie e l’affaticamento dei reni potrebbero addirittura peggiorare la cellulite.

Per quanto riguarda lo sport, anche in questo caso l’approccio va ragionato e personalizzato. Specialmente se non si è allenati, intraprendere a ritmi sostenuti spinning o corsa potrebbe peggiorare la situazione. Il grande sforzo sostenuto dalle gambe a volte crea un danno di matrice con stress muscolare e ulteriore richiamo di acqua e di infiltrato infiammatorio. Per quanto riguarda l’acqua, non c’è un valore di riferimento che vada bene per tutti. Così come nella vita, anche quando si beve, si dovrebbe trovare un equilibrio: non siate eccessivamente parsimoniosi ma neanche abbeveratevi come dei cammelli. L’ eccessiva quantità di acqua potrebbe diluire troppo la concentrazione di sali minerali e peggiorare un’eventuale ritenzione idrica in quanto si accumulerebbe ancora più acqua nella matrice extra-cellulare. L’ acqua è un idratante, non un diuretico. E non ha molto senso usare acque con poco sodio. Usate l’acqua che vi piace perché la quantità di sodio che si assume con l’acqua è davvero insignificante. Pertanto la cellulite non si combatte con un solo intervento ad esempio bevendo 3 litri di acqua al giorno. Bisogna integrare con attività fisica giusta, trattamenti adeguati e cibi funzionali quali mele, cipolle, finocchi, cetrioli, anguria, insalata, asparagi, basilico, rucola, frutti rossi, agrumi, peperoni, zucchine, ovviamente all’interno di una dieta bilanciata. Gli integratori funzionano, ma anche in questo caso chiedete consiglio a bravi farmacisti e non ai vicini di casa. Il drenante va assunto in concentrazioni giuste e va associato ad un antinfiammatorio ad azione antiedemigena come può essere la bromelina ad alto dosaggio.
L’approccio multidisciplinare del Labaurelia, inoltre, affianca a piani nutrizionali personalizzati, trattamenti di medicina estetica. I trattamenti mirati per la cellulite sono la carbossiterapia e la mesoterapia, entrambi mini-invasivi e con notevoli risultati.

Dott. Alessia Manteca, Biologa nutrizionista del LabAurelia

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